29 marzo 2004

Maoists report on 20 March Rome antiwar demo

29 March 2004. A World to Win News Service. The following was based on a report by the Proletari Comunisti (Proletarian Communists) of Italy.

More than a million people took part in the Rome demonstration whose basic slogan was “Withdraw Italian troops from Iraq”. It was the biggest protest among the hundreds around the world that mobilised millions that day. On the anniversary of the Iraq invasion, the people of the world have not changed their position against this war and the US’s “war without end” it is a part of. In fact, they have consolidated it.

This particular march was noteworthy for several reasons. Hundreds of thousands of youth found the ways and money to come to Rome. Some political forces linked to the Catholic Church and the Olive Tree Coalition (the “centre-left” parliamentary opposition parties) did not mobilise much for the demonstration or even opposed it. Most importantly, political forces linked to the government and other Olive Tree parties tried to organise a counter-demonstration several days earlier and isolate those who were determined to protest on the 20th. Their attempts failed completely – only about a thousand people showed up for their “march against terrorism” meant to legitimise the Berlusconi government’s support for the war and the presence of Italian soldiers among the occupation forces, as well as Italy’s current participation in the NATO occupation of Kosovo.

The people took to the streets 20 March to reject these manoeuvres. Many of them loudly and clearly expressed their opposition to the presence in this demonstration of politicians who had tried to organize the earlier counter-demonstration. Above all, this meant Piero Fassino, the leader of the Left Democrats party (DS), a descendent of the defunct counter-revolutionary pro-Soviet Communist Party. The DS took an ambiguous position in a recent vote in parliament on the Italian troops in Iraq. When Fassino provocatively tried to enter into the ranks of the marchers, he was met with whistles, chants and other forms of rejection. His goons struck out wildly but soon found themselves helpless to do anything about it, since this opposition was supported by the bulk of demonstrators, even many who vote for parliamentary parties. Later the other main descendent of the old pro-Soviet party, Rifondazione Comunista, criticized the “violence” of the reception people gave Fassino, but this opinion didn’t make itself much felt in the demonstration. While there were clashing opinions among the crowd about important issues such as the DS’s call to oppose “war and terrorism” equally, there was great agreement on the demand to withdraw all Italian troops without the slightest delay.

The isolation of the DS in this march represented a big step forward in the mass movement against the occupation of Iraq. The understanding that this is an imperialist war and that the world’s people should support the Iraqi resistance was strengthened in the course of it. One important contingent was made up of Italian Maoists and other revolutionaries, including rank and file workers, youth and women. Their united slogan was “Down with the government of imperialist war, repression against the people, high cost of living, unemployment and attacks on retirement!”

25 marzo 2004

COMUNICATO SULLA MANIFESTAZIONE DEL 20 A ROMA

"Via il governo della guerra imperialista, della repressione antipopolare, del carovita, della disoccupazione, dell'attacco alle pensioni"

Decisamente più di un milione di persone hanno partecipato a Roma alla manifestazione che aveva alla base la parola d'ordine del "ritiro dei soldati italiani dall'Irak", all'interno della lotta contro la guerra. E' stata la più grande manifestazione al mondo, in un quadro di centinaia di manifestazioni che hanno mobilitato milioni di persone. Gli appelli mondiali provenienti da Mumbai sono stati raccolti e, a distanza di oltre un anno dal 15 febbraio 2003, la posizione internazionale delle masse popolari del mondo sulla guerra d'aggressione all'Irak e sulla 'guerra infinita' di Bush non è cambiata, anzi si è consolidata. La manifestazione di Roma, oltre che risultare così grande e massicciamente caratterizzata dalle centinaia di migliaia di giovani, acquista il suo valore se si pensa che questa volta vi è stata molta maggiore penuria di mezzi per arrivare a Roma e che certamente una parte dell'arcipelago ecopacifista, quello più vincolato alle Chiese, ai partiti dell'opposizione parlamentare ulivista, si è poco mobilitato o, in certi casi, ha contrastato la partecipazione. Ma il valore politico dell'iniziativa va misurato col fatto che proprio alla vigilia della manifestazione i partiti di governo spalleggiati da Fassino e dall'Ulivo ufficiale hanno tentato di fare una manifestazione alternativa e di isolare preventivamente la manifestazione del 20. Questa vergognosa manovra è fallita. Meno di mille persone si sono abbracciate con Bondi, La Russa, Fassino, Pezzotta, contro il 'terrorismo', che si è cercato di indicare come causa della guerra e quindi legittimante la politica del governo Berlusconi, la presenza dei soldati italiani e l'occupazione dell'Irak, il voto equivoco di Fassino e DS in parlamento e, perfino, l'intervento retroattivo nella guerra dei Balcani che, proprio alla luce degli ultimi avvenimenti nel Kossovo, si dimostra essere espressione della stessa logica di guerra imperialista. Il movimento ha dato una grande risposta anche a tutto questo. E giustamente pressoché tutte le sue anime presenti in piazza erano nettamente contrarie, al di là dei metodi, alla posizione dei DS, Fassino e alla loro presenza nel corteo, che va distinta da quella della gran massa di iscritti ed elettori pacifisti di questi partiti, con i quali vi era divergenza certo di opinione - nell'equivalenza: guerra/terrorismo, ecc. – ma non contraddizione sulla piattaforma del ritiro senza se e senza ma dei soldati dall'Irak.

Su questo che si è innescata l'arrogante provocazione di Fassino e del suo servizio d'ordine di uscire dal suo Palazzo e volersi immettere nel corteo. Qui giustamente vi è stata la contestazione di chi in quel momento era nel pezzo di corteo – ma ripetiamo di pressoché di tutte le componenti presenti nella manifestazione – contestazioni di slogan, di fischi, di ironia; a cui ha risposto l'arroganza diessina che ha cercato con la violenza del suo servizio d'ordine di imporsi senza naturalmente alcun risultato. E il servo di Berlusconi se ne è dovuto andare.

La sua provocazione aveva ottenuto comunque il risultato di offrire al governo, ai suoi mass media l'opportunità di speculare sull'episodio: il Min. Pisanu ha dichiarato oggi che la polizia era pronta ad intervenire e quindi se l'episodio si fosse prolungato avremmo avuto delle cariche poliziesche. E' molto grave inoltre la posizione che ha assunto la Cgil, per bocca di Epifani, che dopo aver anch'essa cercato prima vanamente di deformare e cambiare la piattaforma, ora minaccia l'intero movimento di dissociarsi se non isola i "violenti", che vuol dire se non accetta con diktat, di subordinarsi alla linea dei partiti politici di riferimento, DS in testa. Inaccettabile e gravissima inoltre la posizione di Bertinotti che parla di provocazione di 'cani sciolti', allineandosi di fatto alla posizione di Fassino. La deriva politica del segretario di Rifondazione è davvero a tappe forzate. Va invece pienamente rivendicato il "valore aggiunto" portato alla manifestazione dalla chiarezza di questa contestazione. L'isolamento dei Ds e del loro partito è un avanzamento nella lotta contro la guerra imperialista e contro il governo italiano e un punto di forza nella battaglia giusta del ritiro dei soldati italiani dall'Irak. E' necessario ora continuare la mobilitazione ovunque. Nella manifestazione e con la manifestazione si sono rafforzate le posizioni contro la guerra imperialista a sostegno della resistenza irakena. In questo quadro va apprezzato il fatto che nella manifestazione ci sia stato un forte contingente maoista punto rosso e proletario costituito dai lavoratori, lavoratrici dello Slai Cobas per il sindacato di classe, del Sindacato di Lotta dei Lavoratori di Napoli, con la presenza politica del Movimento femminista proletario rivoluzionario, Red Block, Proletari comunisti, Fronte popolare per la ricostruzione del pc, con la parola d'ordine "Via il governo della guerra imperialista, della repressione antipopolare, del carovita, della disoccupazione, dell'attacco alle pensioni" questa parola d'ordine va portata nella fila dei lavoratori, anche nello sciopero generale del 26.

proletari comunisti