COMUNICATO SULLA MANIFESTAZIONE DEL 20 A ROMA
"Via il governo della guerra imperialista, della repressione antipopolare, del carovita, della disoccupazione, dell'attacco alle pensioni"
Decisamente più di un milione di persone hanno partecipato a Roma alla manifestazione che aveva alla base la parola d'ordine del "ritiro dei soldati italiani dall'Irak", all'interno della lotta contro la guerra. E' stata la più grande manifestazione al mondo, in un quadro di centinaia di manifestazioni che hanno mobilitato milioni di persone. Gli appelli mondiali provenienti da Mumbai sono stati raccolti e, a distanza di oltre un anno dal 15 febbraio 2003, la posizione internazionale delle masse popolari del mondo sulla guerra d'aggressione all'Irak e sulla 'guerra infinita' di Bush non è cambiata, anzi si è consolidata. La manifestazione di Roma, oltre che risultare così grande e massicciamente caratterizzata dalle centinaia di migliaia di giovani, acquista il suo valore se si pensa che questa volta vi è stata molta maggiore penuria di mezzi per arrivare a Roma e che certamente una parte dell'arcipelago ecopacifista, quello più vincolato alle Chiese, ai partiti dell'opposizione parlamentare ulivista, si è poco mobilitato o, in certi casi, ha contrastato la partecipazione. Ma il valore politico dell'iniziativa va misurato col fatto che proprio alla vigilia della manifestazione i partiti di governo spalleggiati da Fassino e dall'Ulivo ufficiale hanno tentato di fare una manifestazione alternativa e di isolare preventivamente la manifestazione del 20. Questa vergognosa manovra è fallita. Meno di mille persone si sono abbracciate con Bondi, La Russa, Fassino, Pezzotta, contro il 'terrorismo', che si è cercato di indicare come causa della guerra e quindi legittimante la politica del governo Berlusconi, la presenza dei soldati italiani e l'occupazione dell'Irak, il voto equivoco di Fassino e DS in parlamento e, perfino, l'intervento retroattivo nella guerra dei Balcani che, proprio alla luce degli ultimi avvenimenti nel Kossovo, si dimostra essere espressione della stessa logica di guerra imperialista. Il movimento ha dato una grande risposta anche a tutto questo. E giustamente pressoché tutte le sue anime presenti in piazza erano nettamente contrarie, al di là dei metodi, alla posizione dei DS, Fassino e alla loro presenza nel corteo, che va distinta da quella della gran massa di iscritti ed elettori pacifisti di questi partiti, con i quali vi era divergenza certo di opinione - nell'equivalenza: guerra/terrorismo, ecc. – ma non contraddizione sulla piattaforma del ritiro senza se e senza ma dei soldati dall'Irak.
Su questo che si è innescata l'arrogante provocazione di Fassino e del suo servizio d'ordine di uscire dal suo Palazzo e volersi immettere nel corteo. Qui giustamente vi è stata la contestazione di chi in quel momento era nel pezzo di corteo – ma ripetiamo di pressoché di tutte le componenti presenti nella manifestazione – contestazioni di slogan, di fischi, di ironia; a cui ha risposto l'arroganza diessina che ha cercato con la violenza del suo servizio d'ordine di imporsi senza naturalmente alcun risultato. E il servo di Berlusconi se ne è dovuto andare.
La sua provocazione aveva ottenuto comunque il risultato di offrire al governo, ai suoi mass media l'opportunità di speculare sull'episodio: il Min. Pisanu ha dichiarato oggi che la polizia era pronta ad intervenire e quindi se l'episodio si fosse prolungato avremmo avuto delle cariche poliziesche. E' molto grave inoltre la posizione che ha assunto la Cgil, per bocca di Epifani, che dopo aver anch'essa cercato prima vanamente di deformare e cambiare la piattaforma, ora minaccia l'intero movimento di dissociarsi se non isola i "violenti", che vuol dire se non accetta con diktat, di subordinarsi alla linea dei partiti politici di riferimento, DS in testa. Inaccettabile e gravissima inoltre la posizione di Bertinotti che parla di provocazione di 'cani sciolti', allineandosi di fatto alla posizione di Fassino. La deriva politica del segretario di Rifondazione è davvero a tappe forzate. Va invece pienamente rivendicato il "valore aggiunto" portato alla manifestazione dalla chiarezza di questa contestazione. L'isolamento dei Ds e del loro partito è un avanzamento nella lotta contro la guerra imperialista e contro il governo italiano e un punto di forza nella battaglia giusta del ritiro dei soldati italiani dall'Irak. E' necessario ora continuare la mobilitazione ovunque. Nella manifestazione e con la manifestazione si sono rafforzate le posizioni contro la guerra imperialista a sostegno della resistenza irakena. In questo quadro va apprezzato il fatto che nella manifestazione ci sia stato un forte contingente maoista punto rosso e proletario costituito dai lavoratori, lavoratrici dello Slai Cobas per il sindacato di classe, del Sindacato di Lotta dei Lavoratori di Napoli, con la presenza politica del Movimento femminista proletario rivoluzionario, Red Block, Proletari comunisti, Fronte popolare per la ricostruzione del pc, con la parola d'ordine "Via il governo della guerra imperialista, della repressione antipopolare, del carovita, della disoccupazione, dell'attacco alle pensioni" questa parola d'ordine va portata nella fila dei lavoratori, anche nello sciopero generale del 26.
proletari comunisti
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