02 aprile 2006

Boicottare le elezioni! (Risoluzione del Comitato Centrale del PCm-I)

Boicottare le elezioni italiane del 9 aprile
smascherare il revisionismo e l’opportunismo
avanzare nella costruzione del Partito Comunista maoista
in funzione del nuovo inizio della guerra popolare.

Risoluzione del Comitato Centrale del Partito Comunista maoista - Italia


Le elezioni politiche generali in Italia vedono di fronte due schieramenti della borghesia che si contendono il governo e il potere, all’interno dello stesso processo di costruzione di un regime di moderno fascismo e di Stato di polizia per affermare il ruolo dell’imperialismo italiano nella contesa imperialista mondiale, nella fase della guerra infinita portata avanti dal capofila dell’imperialismo, l’imperialismo Usa.

I due poli della contesa elettorale sono da un lato l’attuale governo Berlusconi-Bossi-Fini. Un governo “mostro-a-tre-teste”.

Berlusconi come rappresentante del capitale finanziario parassitario, Fini come rappresentante del ceto politico ereditato della destra conservatrice ed ex democristiana con forti legami col Vaticano, Bossi come rappresentate degli industriali della piccola e media industria del capitalismo selvaggio delle zone più ricche del nord del paese.

E’ all’interno di questo blocco che si ricollocano buona parte del Vaticano sotto la guida del nuovo papa clerico-nazista Ratzinger, anche per il tramite della Udc di Casini, le forze del neofascismo e del neonazismo, la grande criminalità del sud Italia - mafia, ‘ndrangheta e camorra.

Questa fazione della borghesia unisce gli interessi di una parte del grande capitale finanziario e il populismo reazionario di massa. Il suo progetto è una forma di dittatura personale aperta con il controllo monopolistico dei mass media, dei gangli del potere e in particolare dell’apparato statale repressivo, polizia, forze armate, magistratura, Servizi segreti.

L’altro Polo è rappresentato dalla maggioranza del capitale industriale e delle multinazionali italiane più legate all’Europa e al mercato mondiale che teme che la marcia reazionaria di Berlusconi possa penalizzare i loro interessi e l’interesse generale della borghesia imperialista nel mercato mondiale e nella contesa mondiale. Questo blocco che comprende anche i sindacati, il sistema produttivo finanziario delle cooperative, le parti penalizzate dell’apparato statale e i settori dell’economia meridionale più integrati nel mercato mondiale, punta anch’esso ad una forma di regime autoritario che faccia leva comunque sul rafforzamento repressivo dell’apparato statale, sulla crescita del ruolo dell’imperialismo italiano nello scacchiere mondiale e in primo luogo in quello in cui ha interesse diretto, il Medio Oriente, il nord Africa, i Balcani.

Su tutti i temi decisivi gli elementi che uniscono i due poli della borghesia imperialista sono maggiori di quelli che li dividono ed entrambi ne vogliono essere il ‘comitato d’affari’ per affermare gli interessi particolari della borghesia imperialista come interessi generali del Paese.

Il polo berlusconiano fa leva su un’alleanza vassalla con l’imperialismo americano e l’amministrazione Bush per trovare un suo spazio particolare all’ombra del “gigante” Usa; per questo partecipa in prima fila alla guerra e all’occupazione dell’Irak, sostiene la posizione degli Usa pressoché su tutti i temi mondiali e contrasta l’edificazione solida di un polo imperialista europeo ad egemonia franco-tedesca.

Il polo Prodi non intende contrastare le mire e gli interessi strategici dell’imperialismo americano ma temperarne le conseguenze per permettere all’Italia di giocare sui due tavoli, coniugando meglio legame europeo e interessi propri del mediterraneo. In questo senso, nessuno dei due poli è per il ritiro effettivo del soldati dall’Irak, anzi si contendono il modo migliore per mantenere e rafforzare la presenza in Irak e i legami con gli altri paesi del Medio Oriente, Israele, Iran, Egitto.

Sul piano interno, entrambi sono per lo Stato di polizia, la revisione dell’attuale Costituzione antifascista. Il polo berlusconiano si spinge fino ad una rivalutazione del fascismo e una cancellazione della Resistenza; il polo Prodi ne sostiene invece una modernizzazione che metta tra i cimeli del passato la lotta antifascista e la forma di democrazia borghese nata dalla Resistenza. Quindi i due poli concordano nel rafforzamento della polizia, la militarizzazione del territorio, le leggi antiterrorismo e antimmigrati.

Anche sul fronte ideologico e culturale i due poli fanno della ‘famiglia’ e della ‘sicurezza’ un anello chiave per la conservazione e affermazione della stabilità dello Stato e del sistema esistente.

Sul piano dell’attacco alle condizioni di vita e di lavoro dei proletari e delle masse popolari, la contesa tra i due poli e una non-contesa. Entrambi sostengono la precarietà, l’intensificazione dello sfruttamento, la privatizzazione e il taglio dei servizi sociali, in un quadro di immiserimento delle masse popolari, in particolare meridionali, giovanili e femminili. Il polo di Berlusconi punta, per realizzare questo, alla costruzione di un sindacalismo di regime, mentre il polo Prodi fa leva sulla concertazione consensuale che realizzi nei fatti l’integrazione corporativa dei sindacati nella gestione dell’economia e dello Stato.

Rispetto alla grande criminalità meridionale, Berlusconi è per l’alleanza, Prodi per la “convivenza restrittiva” per rafforzare il ruolo del capitale italiano nel mondo e salvaguardare gli interessi industriali dalle tangenti mafiose.

L’attacco alla magistratura e ai mass media operato da Berlusconi rende questi due centri del dominio della borghesia terreno di contesa faziosa che comunque contrasta con l’informazione libera e la parvenza di leggi uguali per tutti che il sistema della democrazia borghese pretende di affermare. In questo senso anche i magistrati democratici e i giornalisti democratici sono considerati dei nemici da parte di Berlusconi, e dei soggetti da tenere sotto controllo e limitare da parte di Prodi.

La contesa elettorale borghese è il trionfo della democrazia parlamentare come forma della dittatura. Il sistema di elezione è all’insegna del dominio del denaro, della ricchezza, delle cupole dei partiti borghesi, cancellando questa volta anche ogni parvenza di scelta da parte degli elettori. In questo senso sono le elezioni più antidemocratiche che si siano tenute in Italia dal dopoguerra ad oggi.

Questo sistema elettorale e gli interessi generali della borghesia rendono omogeneo il ceto politico che si contende il voto e accentua il distacco tra partiti e masse, tra Stato e masse e tra interessi dell’oligarchia industriale e finanziaria e politica della borghesia e la classe operaia e le masse popolari.

I partiti eredi del Pci revisionista, rappresentati da Rifondazione Comunista di Bertinotti e altri partiti minori della stessa area svolgono una funzione di vassallaggio del polo Prodi, di ricerca di spazi e briciole, di scarsa rilevanza per incidere sui programmi. Il loro effettivo ruolo é però importante e va oltre il risultato elettorale; è quello di servire gli interessi generali della borghesia imperialista e la stabilità dello stato e del sistema borghese nel suo complesso, attraverso un’attiva mobilitazione per coinvolgere le masse nel sostegno alla coalizione di centro-sinistra, attenuarne il distacco dallo Stato borghese, corrompere ideologia, cultura, natura e organizzazione dei movimenti di opposizione proletaria e popolare, contrastare attivamente ogni tendenza dei movimenti di massa ad uscire dal quadro degli interessi e delle istituzioni borghesi e ogni forma di organizzazione antagonista, rivoluzionaria e autenticamente comunista.

Così oggi il riformismo serve l’affermazione del moderno fascismo.

In questo senso se il nemico principale delle masse appare alla loro coscienza media l’attuale governo Berlusconi, la forza che realizza gli interessi della borghesia ancor più coerentemente è l’attuale coalizione di centrosinistra guidata da Prodi e il nemico interno più insidioso e dannoso è il suo alleato Bertinotti e l’ala cosiddetta “sinistra” della coalizione.

Le lotte operaie, le rivolte dei settori dei precari e disoccupati del sud, i movimenti contro la guerra imperialista e il fascismo, i movimenti della gioventù contro la scuola di classe, il rinato movimento delle donne contro l’attacco al diritto d’aborto del clericofascismo, i movimenti di opposizione democratica nel campo dei mass media e cultura, che attraversano da Genova in poi in maniera ora impetuosa ora sotterranea il nostro paese con numerosi momenti di duro scontro nelle piazze, non hanno quindi nessuna sponda elettorale in queste elezioni, anzi avanzano e si rafforzano nella misura in cui riescono ad essere autonomi fuori e contro i due poli della contesa parlamentare e i loro agenti nel movimento di massa.

Combattere le illusioni elettorali sul polo di centrosinistra, trasformare il distacco dei settori avanzati dei proletari e delle masse in attivo boicottaggio è il compito politico che tocca ai comunisti del nostro paese e che il Partito Comunista maoista nella sua iniziale fase di costruzione assolve con la propaganda e l’agitazione e il ruolo esemplare di direzione e di indicazione in alcune delle lotte e di alcune esperienze di scontro di classe con la borghesia. Il Partito Comunista maoista realizza questo lavoro attraverso la battaglia politica pubblica di ‘proletari comunisti’, l’organizzazione dei Cobas per il sindacato di classe, il ruolo crescente e d’avanguardia dell’organizzazione giovanile Red Block e del contingente del Movimento femminista proletario rivoluzionario. Il Partito Comunista maoista inserisce e lega la lotta del movimento proletario del nostro paese alla lotta antimperialista dei popoli, con il sostegno alla resistenza irakena e palestinese e soprattutto con il sostegno alle guerre popolari, Nepal, Perù, Turchia, India, ecc., anche attraverso il ruolo di comitati specifici, quali i Comitati Solidarietà Nepal. Attraverso questa tattica il Partito Comunista maoista serve la strategia del nuovo inizio della guerra rivoluzionaria di lunga durata in un paese imperialista come l’Italia, che fa tesoro degli insegnamenti della gloriosa Resistenza antifascista e delle avanguardie comuniste rivoluzionarie armate del nostro paese, che hanno avuto il loro auge negli anni ‘70.

Costruire il Partito Comunista maoista come reparto d’avanguardia organizzato della classe operaia, costruirlo come Partito Comunista di tipo nuovo in funzione della conduzione pratica della guerra popolare è compito attuale che svolgiamo e che portiamo come indicazione anche all’interno dell’attuale campagna elettorale.

Contro la presenza e il ruolo che svolge e intende svolgere il Partito Comunista maoista nella fase iniziale della sua costruzione, la borghesia imperialista e il revisionismo fanno in realtà grande affidamento sulle forze e i gruppi dell’opportunismo, del neorevisionismo, del movimentismo economicista e del rivoluzionarismo piccolo borghese, nemici in tutti i paesi imperialisti e in seno allo stesso movimento comunista internazionale di ogni costruzione autentica del partito comunista marxista-leninista-maoista e, di conseguenza, dei compiti effettivi che spettano oggi ai comunisti nel mondo nel fuoco della lotta di classe, in stretto legame con le masse.

In Italia oggi svolge un ruolo particolarmente negativo la formazione che si definisce anch’essa partito comunista marxista-leninista-maoista, il (n)Pci/Carc, che propugna il sostegno e la partecipazione alle elezioni e il sostegno all’alleanza Prodi/Bertinotti nella forma del voto al partito di Bertinotti.

Questa politica distoglie le avanguardie comuniste e i proletari avanzati dai compiti effettivi, ne corrompe l’ideologia e la prassi e arriva fino a proporre la costruzione del partito fondata sulla importanza della formazione di ‘Liste comuniste’. Un partito fondato su una concezione da comunismo libresco e propagandistico, un comunismo da ‘cattedra’ a cui corrisponde un revisionismo nella pratica che danneggia l’affermazione non solo del nostro Partito, ma anche di una politica marxista-leninista-maoista nel nostro paese. L’attacco repressivo e le montature giudiziarie verso questa organizzazione rispondono alle esigenze della borghesia di attaccare un nemico apparente per attaccare ed esorcizzare un nemico reale, la costruzione del partito comunista e la lotta militante in un paese imperialista. L’uso propagandistico dell’operazione repressiva e di una presunta costituzione di un (n) Pci clandestino é l’ultimo tentativo nel movimento comunista italiano e internazionale di offuscare, contrastare e nascondere la novità rappresentata nel nostro paese e nei paesi imperialisti in generale della nascita presenza e costruzione iniziale nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse del Partito Comunista maoista.

Il circo elettorale della borghesia ha bisogno di ogni tipo di clown.
La lotta di classe, le salve del nuovo inizio, per quanto difficile e tortuoso, spazzeranno via sia l’uno che gli altri.

Boicottaggio attivo delle elezioni del 9 aprile!
Elezioni NO, guerra popolare SI!