Via dall'irak! Via le basi USA-NATO!
proletari comunisti
Gli Stati Uniti hanno montato, gestito le elezioni al fine di legittimare la loro invasione e la conquista dell'Irak e di forgiare un governo di borghesia compradora che gli permetta di esercitare il controllo del paese a largo raggio e cercare di minare la resistenza del popolo irakeno, come parte integrante di un piano per rafforzare la posizione Usa in questa regione strategica e farne base di appoggio di nuove aggressioni verso Iran e Siria.
Il popolo irakeno ha risposto a queste elezioni, opponendosi alle elezioni. Anche molti di quelli che hanno votato si oppongono all'occupazione. Nelle regioni sciite e kurde, hanno indirizzato le masse verso la linea di esercitare una certa influenza sul futuro del paese. Le elezioni si sono svolte in città militarizzate, con liste e candidati spesso neanche fatti conoscere. Durante le elezioni sono continuati massacri, arresti, torture. Subito dopo le elezioni si è rimessa in moto la macchina bellica allo scopo di ripetere a Ramadi il massacro di Falluja. E in questo clima che va inserito anche il tentativo di esecuzione della giornalista del Manifesto, Giuliana Sgrena.
Il governo Berlusconi ha sostenuto a spada tratta il processo elettorale e subito dopo ha dichiarato che le truppe di occupazione italiana resteranno almeno ancora per un anno e saranno meglio armate. Il parlamento ha rifinanziato la missione militare sottraendo fondi alle spese sociali. La falsa opposizione parlamentare, con in prima linea Rutelli e Fassino, hanno utilizzato le elezioni per proseguire nella loro marcia di avvicinamento alla posizione del governo Berlusconi e ora sostengono anch'essi che le truppe imperialiste americane e i soldati italiani non devono ritirarsi e che i veri resistenti sono chi ha votato e che la resistenza irakena è terrorismo che bisogna debellare e schiacciare. A questa posizione si è unito Bertinotti che, pur mantenendo la sua opposizione alla guerra, mette sullo stesso piano guerra e resistenza assimilandola al terrorismo e propugnando la 'non violenza' sotto occupazione militare, che è di fatto la posizione del governo fantoccio irakeno.
Contro la guerra imperialista, contro l'occupazione in Irak, contro la presenza dell'imperialismo italiano, è necessario più che mai rilanciare e sviluppare un grande movimento di opposizione di massa che ha portato negli anni scorsi milioni di persone in piazza all'interno dei paesi imperialisti e all'interno del nostro paese.
Le manifestazioni del 19, 20 marzo che si sviluppano in tutto il mondo rivendicano il ritiro delle truppe imperialiste e il ritiro dei soldati italiani dall'Irak. Ma esse devono sostenere apertamente il sostegno alla resistenza irakena, il sostegno ai colpi che essa infligge alle truppe di occupazione imperialista.
E' necessario intensificare la lotta all'interno dei paesi imperialisti e radicare socialmente e territorialmente il movimento di opposizione alla guerra. Denunciare che i costi della guerra li pagano le masse popolari con il taglio delle spese sociali e promuovere la mobilitazione dei lavoratori attraverso lo sciopero contro la guerra.
E' necessario richiedere la chiusura delle Basi Nato/Usa che in forme differenti vanno tutte assumendo un ruolo chiave nella guerra infinita di Bush. E' divenuto di dominio pubblico che le Basi di Aviano e Ghedi sono depositi di armi atomiche e che l'Aeroporto di Rimini viene trasformata in scalo tecnico per le truppe Usa dirette in Irak, e che a Taranto la nuova Base navale è divenuta la più grande del Mediterraneo e si intende avanzare verso una nuova Base americana. A Napoli si trasferisce il comando Usa, a Bagnoli si addestrano la polizia e i militari irakeni e tutto il territorio nazionale viene inserito nei piani di guerra dell'imperialismo e nel ruolo imperialista dell'Italia e le popolazioni dei territori delle Basi pagano questo in termini di militarizzazione, restrizione degli spazi democratici, economia di guerra, inquinamento radioattivo ambientale.
La lotta all'imperialismo e alle sue guerre deve superare i limiti di una mobilitazione nazionale una volta all'anno e prendere la strada di una mobilitazione permanente e prolungata che mobiliti le masse nell'assedio delle Basi, dei Palazzi delle istituzioni, nel blocco dei trasporti di guerra e del territorio e nella richiesta della caduta del governo della guerra.
Sono importanti i numeri che si riescono a mobilitare nelle manifestazioni, ma i numeri vanno costruiti nella chiarezza di una battaglia permanente e prolungata che voglia raggiungere gli obiettivi che si propone. In questo senso è incompatibile col movimento di lotta contro la guerra, la posizione della maggioranza dell'opposizione parlamentare, raccolta intorno a Prodi, che vuole solo rafforzare il pilastro europeo in contesa-collusione con l'imperialismo Usa, ma che è a favore della guerra, del controllo imperialista del petrolio, che definisce la resistenza dei popoli in Irak, come in Palestina, fino alle guerre popolari in Nepal, India, Filippine, ecc. "terrorismo". E' a avore della permanenza delle Basi, è a favore del rafforzamento degli apparati delle forze armate. Come pure va isolata nel movimento contro la guerra la posizione dell'attuale maggioranza di Rifondazione che agisce come puntello della sinistra di Palazzo e giunge sempre di più a sabotare le manifestazioni contro la guerra sia su scala locale che su scala nazionale, come è il caso della manifestazione del 19 a Roma.
Sostenere la resistenza irakena!
Sostenere la lotta di liberazione antimperialista!
Sostenere le guerre popolari dalle Ande all'Himalaya!
Il miglior sostegno alla lotta dei popoli è la lotta per rovesciare il proprio imperialismo!
Via il governo della guerra e della repressione, dell'attacco alle condizioni di vita e di lavoro!
proletari comunisti
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